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Spazio DiLà
"il teatro resiste come un divino anacronismo"

LE NOSTRE PRODUZIONI

Alcuni dei capolavori del teatro shakesperiano, rivivono grazie agli improbabili attori della compagnia di Peter Quince in “Sogno di una Notte di Mezza Estate”.
Guitti e pieni di vezzi affronteranno con non poche difficoltà la loro occasione di calcare ancora una volta le scene.

La musica è eseguita dal vivo dalla chitarra di Davide Benecchi.D

divertente ed insospettabilmente romantico, questo spettacolo è un inno alla leggerezza, alla vitalità poetica e commuovente dello shakespeare commediografo.

NOTE DI REGIA E DRAMMATURGIA

L’adattamento del testo che proponiamo prova a scardinare la distanza tra l’autore, gli attori che provano un timore reverenziale quando devono interpretare Shakespeare e il pubblico, forse poco abituato ad un tipo di messa in scena tipicamente anglosassone ma che trova le sue radici nella commedia dell’arte e che quindi ci appartiene per gusto e tradizione. La nostra scelta è quella di rispettare la dimensione meta teatrale, che è poi quella proposta nella versione originale. Il lavoro sula drammaturgia, così come anche quello di regia, sono volti a rispettare questa direzione con incursioni in altri testi dello stesso autore e cercando una messa in scena atemporale nella quale anche le musiche (eseguite dal vivo) non sono state scelte per una coerenza cronologia ma piuttosto per suggerire atmosfere o per accompagnare il racconto.

LA rosetta
di piazza vetra

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"Il 13 di agosto, in una notte scura, commisero un delitto, gli agenti di questura. Hanno ammazzato un angelo di nome la Rosetta, era di piazza Vetra, battea alla Colonetta."

La storia di Elvira Andressi, detta Rosetta ci arriva attraverso le parole di questa canzone popolare, cantata negli ambienti nella mala ma anche parte di una memoria collettiva. Tutti noi ricordiamo quel motivo e certamente anche qualche strofa.
La storia della Rosetta però sembra perdersi in un tempo troppo lontano e in un momento storico poco rilevante rispetto a quello immediatamente successivo delle due grandi guerre che hanno cambiato la storia di questo paese.
Una vicenda che forse risulterebbe marginale al giorno d’oggi ma citando il Corriere della Sera in un articolo del 1980 “erano tempi quelli, in cui la morte di una prostituta significava ancora qualcosa”. L’assassinio della Rosetta torna a far parlare di sé proprio in quell’anno, quando Armando Forcolini, due anni dopo la morte del padre Guido, trova in un cassetto del suo scrittoio una foto e dietro la scritta “Rosetta, mi hai dato le notti d’amore più belle della mia vita”.
Proprio da qui parte il nostro racconto, ispirato a questo fortuito ritrovamento e alla documentazione, anche se poca e controversa, che ci rimane di questa triste storia.
La scelta più naturale è stata quella di non attenerci in maniera fedele alla cronaca ma di prenderci la libertà di immaginare quelle atmosfere e quei personaggi che ormai nessuno ci può più raccontare.
La musica, eseguita dal vivo, una “non scenografia” fatta di disegni a carboncino che prendono vita dal tratto del pittore Simone Galimberti durante lo spettacolo e l’uso dell’inflessione dialettale suggeriscono un mondo di rumori, voci, sapori, regole non scritte, povertà, rabbia e canzoni per allontanare la malinconia di una vita troppo dura.
La Rosetta di piazza Vetra vuole essere un racconto delicato di quell’orgoglio popolare, di chi condivide la miseria e la consapevolezza che, per quanto possa diventare arrogante, vile e colpevole, il potere “non finirà mai in galera”. 

"scuòla, (lat. schŏla, dal gr. σχολή) in origine significava libero e piacevole uso delle proprie forze,
indipendentemente da ogni bisogno o scopo pratico 
Oggi la scuola ha mutato drasticamente il suo ruolo, da luogo di formazione del pensiero critico ad anticamera della vita lavorativa ed in funzione di ciò si trasforma. Tutto deve avere utilità e spendibilità immediata nel mondo del lavoro. (D)istruzione di massa prende forma proprio da questa nuova realtà che ad oggi è sempre più presente nella scuola italiana come in quella europea e fa un passo più in là, in direzione della distopia. Gli studenti diventano clienti passivi, i docenti venditori improvvisati di
conoscenze pratiche e le scuole, in concorrenza tra loro, luoghi di educazione alla flessibilità al serviziodel mutevole mercato del lavoro.
Questa contro utopia è narrata attraverso le lezioni sconclusionate e le vicende personali di una docente di nuova generazione che sgomita per adeguarsi alla nuova “filosofia aziendale” e di una collega dai metodi ottocenteschi altrettanto bizzarri. Due sistemi educativi opposti ed ugualmente inefficaci si rivolgono a studenti che non hanno alcuna voce in capitolo. Le direttive, così come la mission aziendale alla quale adeguarsi, sono calate dall’alto con tono mellifluo e suadente. (D)istruzione di massa,
attraverso un linguaggio surreale ed ironico, mette in scena la scuola di oggi, rappresentando la scuola di
ieri e quella di domani.

Considerata una morality sulla falsariga delle sacre rappresentazioni medievali per la semplice simbolicità religiosa e l'aspetto melodrammatico, il Canto di Natale è effettivamente un dramma in cinque atti, in cui le apparizioni che si presentano a Scrooge si aprono e si chiudono tra un sipario e l'altro, anche se le cortine del baldacchino dove dorme l'avaro rimpiazzano alla buona il sipario teatrale.

Per il tipo di struttura e di scrittura la messa in scena si ispira al codice della commedia dell'arte. I
personaggi, grotteschi e in una continua altalena di pulsioni, talvolta benevole e talvolta deprecabili, si
prestano per somiglianza alle maschere goldoniane.
La nostra interpretazione si basa sull'equilibrio tra un'ambientazione gotica, uno humour tipicamente
inglese, e una tecnica recitativa di tradizione italiana resa celebre dall' Arlecchino servitore di due
padroni di Giorgio Strehler o dalle Giullarate di Dario Fo. Molte infatti sono le citazioni e gli omaggi a
questi due maestri del teatro che hanno ispirato la costruzione di questo spettacolo. Fruibile da un
target molto ampio è adatto sia ai bambini che agli adulti che attraverso il divertimento tipico del genere
possono, a seconda dell'età, trarre la propria interpretazione di questa morality.

Mein teil
il cannibale di rottemburg

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"Armin Meiwes dopo aver inserito un annuncio sul forum The Cannibal Cafè, fu di un ingegnere elettronico di Berlino di nome Bernd Juergen Brandes contattato da una vittima desiderosa di farsi macellare e cannibalizzare: si trattava Meiwes gli mutilò il pene eretto con un coltello e lo assaggiò in sua compagnia, dopo averlo fatto saltare in padella con olio, aglio, sale e pepe in un tegamino, tagliando anche piccole parti da dare in pasto ad uno dei suoi cani. Infine, dopo averlo lasciato dissanguare per tre ore in unavasca da bagno mentre leggeva un libro, lo baciò e gli tagliò la gola. Dopo averlo ucciso Meiwes appese il suo cadavere su di un gancio, lo sezionò, ne congelò le carni in un frigorifero e seppellì gli scarti L'omicidio non sarebbe forse stato scoperto se Meiwes non avesse pubblicato un nuovo annuncio su internet con l'intenzione di procurarsi altra carne umana. Fu arrestato nel dicembre 2002 dopo che uno studente di Innsbruck aveva telefonato alla polizia dopo aver visto su Internet nuovi annunci per altre vittime. Durante l'arresto i poliziotti, perquisendo la casa di Meiwes, trovarono le parti del corpo di Brandes.
Il 30 gennaio 2004 fu condannato in primo grado di giudizio a otto anni di carcere in virtù di un capo di accusa di omicidio preterintenzionale, in quanto Brandes era consenziente consenziente. A dimostrazione di questo Meiwes registrò con una videocamera tutto quello che avvenne la sera della morte dell'ingegnere di Berlino."

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